Ritengo sia piuttosto curioso il fatto che un disco come ‘Phases’ esca per un’etichetta storica quale InsideOut. Da una parte potrebbe significare che il djent ha assunto i crismi di nuovo prog o comunque ha saputo farsi rispettare in ambiti più adulti. Dall’altra che pure le etichette che in teoria non dovrebbero avere subito la crisi del mercato stiano tentando di ampliare i propri orizzonti per trovare nuovi mercati. In ogni caso il gruppo che vede tra le sue fila Max Portnoy, un padre di certo importante, hanno compiuto dei progressi importanti rispetto all’esordio di due anni orsono e, in seguito all’ingresso in line-up del chitarrista Derrick Schneider (ex Dark Empire e Xenophile), si sono avvicinati maggiormente a territori thrash e technical death. Il disco è prodotto e arrangiato bene, momenti di furia si alternano a stacchi melodici dominati dalle tastiere e il vocalist Thomas Cuce non se la cava male. Non tutta la scaletta funziona, capita di imbattersi in un paio di filler ma in definitiva i Next To None sembrano possedere dei margini di crescita importanti. Curiosamente, i pezzi migliori sono ‘Beg’ e ‘Mr. Mime’ nei quali i riferimenti al nu metal ed in generale al crossover degli anni novanta risultano palesi.