Un piccolo gioiello di post punk quello confezionato dai pratesi che si inseriscono in un contesto già notevole come quello contraddistinto dalle recenti produzioni di The Black Veils, Caron Dimonio, Vanity e Siberia. La lezione del movimento anglosassone, anni ‘80 sicuramente ma anche qualcosa di proto-punk e shoegaze, è stata assorbita appieno dai ragazzi che sfoderano una superba opener, ‘Breath’, e mostrano fin da subito di essere notevolmente progrediti rispetto a ‘Know Yourself’. Sulla lunga distanza i Tanks And Tears se la cavano senza intoppi, mettono in evidenza un profilo tecnico ragguardevole e sperimentano di più in fase di arrangiamenti. ‘Jump Into Your Heart’ e ‘Butterfly’ sono pezzi scritti apposta per fissarsi subito in testa mentre ‘Aware’ e ‘Temple’ sono passaggi più elaborati che traducono una ricerca sonora importante. Il cantato di Matteo Cecchi – alquanto ambiguo nel bel testo di ‘Under A Cloud’ - e la batteria di Francesco Ciulli rappresentano i punti di forza di un album che sembra tutto meno che uscito nel nostro paese. Da valutare dal vivo per capire se la “plastilina” citata verso il finale possa servire a modellare qualcosa di grande.