Sinceramente ho perso il conto degli album dei Motorhead che mi sono visto passare davanti in quasi quindici anni di giornalismo musicale. Incurante di trend, labels, cambi di line up e problemi fisici sempre più frequenti il buon vecchio Lemmy prosegue imperterrito per una strada irta di difficoltà ma mai affrontata a testa bassa. ‘Kiss Of Death’ è l’ennesima release dei Motorhead che non cambierà di una virgola la loro discografia ma nemmeno la deturperà. Un disco dall’appeal molto più rock che scatenerà come spesso accade le solite critiche nei confronti della band incapace di scrivere secondo molti album heavy e potenti come le sue esibizioni live. Può darsi, nel frattempo però Lemmy continua a sbattersi per un passaggio radio o un’intervista esattamente come trent’anni fa. ‘Sucker’ è il perfetto inizio di un disco lurido e viscido che subito presenta un anthem rock n’ roll come ‘One Night Stand’. Le efficace linee di basso di ‘Devil I Know’ e ‘Be My Baby’ e la sfrontata chitarra di Phil Campbell in ‘Trigger’ e ‘Kingdom Of The Worm’ sono i momenti migliori di un cd che pur avvalendosi di grandi dosi di ‘memoria storica’ non cade mai nello scontato o nel banale. Lemmy è tornato e la sua bella figura alla fine la fa sempre..