Fare meglio di ‘The Satanist’ era quasi impossibile e Nergal lo sapeva benissimo. Per questo si è preso il tempo necessario perché il successore fosse un album magari meno coeso e completo nella sua globalità ma pieno di pezzi vincenti. In tal senso si spiega la scelta di puntare su singoli – mi fa strano usare questo termine ma la fama dei polacchi è ormai tale che non è possibile farne a meno – quali ‘Wolves ov Siberia’, ‘God=Dog’ e ‘Bartzabel’. Con questi pezzi si tenta di trasmettere una versione aggiornata del verbo blasfemo e malvagio che ha reso imperdibili capitoli discografici ‘Satanica’, ‘Evangelion’ e lo stesso ‘The Satanist’. Al risultato finale hanno contribuito in maniera consistente Daniel Bergstrand (Meshuggah, In Flames), Matt Hyde (Slayer, Children Of Bodom) e Tom Baker (Nine Inch Nails, Marilyn Manson) oltre ad un’orchestra di diciassette elementi guidata da Jan Stoklosa. ‘Ecclesia Diabolica Catholica’ e ‘If Crucifixion Was Not Enough...’ vedono il frontman a livelli maestosi e impensabili ad inizio carriera, la sezione ritmica formata da Orion e Inferno è ancora una volta impeccabile e chi è cresciuto con gli insegnamenti del death o del black non potrà che impazzire dinnanzi alla modernità delle architetture sonore del trio, sicuramente influenzato da entità malvage quali Morbid Angel e Mayhem ma allo stesso tempo capace di scrivere una pagina di storia, personale e spaventosa, della musica estrema.