1. Hellfire 2. Ghosts Of Thelema 3. Abraxas 4. Possession 5. Caligula 6. 616 7. Equinox 8. Moonchild 9. Le Part Maudit 10. The Summoning 11. Sorceress
Songs
1. Hellfire 2. Ghosts Of Thelema 3. Abraxas 4. Possession 5. Caligula 6. 616 7. Equinox 8. Moonchild 9. Le Part Maudit 10. The Summoning 11. Sorceress
Compositore ed improvvisatore onnivoro, portavoce ed emblema della figura dell’artista postmoderno tout-cour, John Zorn , con buona pace dei fans/fedelissimi (già lungamente provati dai costanti annunci di nuove uscite) continua a mettere in piedi progetti che, come in altri casi, si preannunciano tappe di nuove infinite estenuanti avventure sonore. E’ il caso di questo nuovissimo ‘Moonchild’ che, concepito per voce, basso , batteria, cerca di combinare ‘l’ipnotica intensita’ della composizione con la ‘magica spontaneità’ dell’improvvisazione e che esce, ancora una volta, per la caustica, iridescente etichetta Tzadik. Tranne qualche sparuto o nebuloso episodio (la stessa title-track) che sembrano esistere più che altro per concedere attimi di tregua a chi ascolta, ‘Moonchild’ si pone nella sua pressochè totale interezza quale magistrale, rovinosa audio opera vicina ad esperienze Painkiller-Torture Garden: undici brani di terrificante intensita’ in grado di produrre però una miscela alchemica al tempo stesso di miracolosa e sorprendente spontaneita’ e passione autentica. E’ di fatto una ‘zona di guerriglia’ quella che si apre immediatamente con le ossessive e devastanti incursioni vocali di Mike Patton cui fanno da contraltare le squassanti contorsioni timbrico-ritmiche degli altri due illustri compagni di viaggio: uno strepitoso Trevor Dunn al basso ed un altrettanto straordinario Joey Baron alla batteria, da tempo in perfetta sintonia con l’estetica zorniana’ e che proprio a queste latitudini riescono a dare il meglio di se’. E’ un viaggio senza sosta tra scenari sonici allucinati (‘Possession’) che raggiungono vette di inusitato apice/climax (la superbamente devastante ‘Caligula’) o di autentico e perentorio assalto sonico (la forsennata ‘Equinox’). Ne viene fuori un ‘gioco al massacro’ straordinario in cui la potente , implacabile trama propulsiva è come attraversata da scariche elettriche, cortocircuiti spiazzanti in cui comunque la forza dirompente del gioco non lascia scampo, non si allenta neppure per un attimo. Urlante, allucinato e sorretto da una geniale regia ‘Moonchild’ è sicuramente tra i migliori momenti delle ultime produzioni zorniane.