Un secondo lavoro in studio strepitoso per il trio prog norvegese che fonde la tradizione con alcune escursioni in ambito elettronico e influenze che vanno dagli Swallow The Sun agli Opeth (‘The Lights’), passando per i Ghost Brigade. A cinque anni da ‘Lighthouse’ sembra tutto cambiato e il gruppo formato da Simen Valldal Johannessen (voce, piano e tastiere), Øystein Sootholtet (basso, chitarre e programming) e Sigbjørn Reiakvam (batteria) sembra avere accentuato il carattere dark della propria proposta mantenendone inalterato il profilo cinematico. Il contrasto tra parti cantante e stacchi strumentali (‘Claire De Lune’), l’utilizzo del sax, la chitarra solista di Bjorn Riis degli Airbag in ‘Lost Causes’ e l’organo che introduce ‘These Are The Stars We’re Aiming For’ sono elementi costitutivi di un’architettura sonora complessa ma flessibile, coraggiosa eppure affabile, solenne e malinconica specialmente nella finale ‘Psalm 51’. Per i più esperti la strutturazione della scaletta ricorda molto quella abituale degli Ulver e, in tempi meno recenti, quella dei Porcupine Tree. In conclusione aprirei una parentesi su Karisma Records che nel giro di pochi mesi ha immesso sul mercato dischi meravigliosi come Ljungblut, Madder Mortem, Majro Parkinson e Krakow dimostrandosi una delle etichette indipendenti più interessanti del momento.