Non sono convinto che ‘Sonder’ possa rappresentare una svolta commerciale per gli inglesi ma di sicuro è uno dei migliori album prog metal usciti negli ultimi anni. Acle Kahney e James Monteith se ne sono fregati delle definizioni e hanno seguito le loro idee, rispettando la visione iniziale e spingendosi in territori sonori ancora più arditi e complessi. Il tutto senza inficiare l’affabilità delle melodie e lo scorrimento dell’album. ‘Sonder’ riparte dalle maggiori concessioni melodiche di ‘Polaris’, non nasconde la stima per Karnivool, Tool e Porcupine Tree ma soprattutto unisce la narrazione del concept con chiaro-scuri continui, passaggi crudi e dinamici (‘Luminary’) alternati a stacchi solari e dilatati di natura post rock (‘Orbital’). Jay Postones è un robot dietro il drum-kit, ‘King’ è chiaramente pensata per la dimensione live, ‘Beneath My Skin’ mantiene il legame con ‘Altered State’ mentre ‘Mirror Image’ guarda a certe cose dei Between The Buried And Me e si lascia apprezzare per l’arrangiamento e la costruzione melodica a servizio della voce di Daniel Tompkins. La perfetta colonna sonora per gli incubi tecnologici di Black Mirror e un punto di arrivo per decine di formazioni prog e djent che desiderano misurarsi con i capofila del genere.