Un ritorno strepitoso quello dei texani, sputati fuori dal nulla nel ‘86 col demo ‘Get Rude’, che all’epoca dell’esplosione dei Pantera – non a caso il mitico ‘Cowboys From Hell’ uscì poco dopo ‘Slaughter In The Vatican’ - rivendicarono la paternità del deflagrante sound di Dimebag Darrell e soci. Dopo il riscontro inferiore alle attese ottenuto da ‘The Law’, gli Exhorder sono stati in silenzio per quasi trent’anni. In line-up adesso non troviamo più personaggi caratteristici come Andy Villaferra, Chris Nail e Jay Ceravolo ma il chitarrista Vinnie LaBella ed il frontman Kyle Thomas sono sempre al loro posto. Insieme a loro picchiano duro il secondo chitarrista Marzi Montazeri, il bassista Jason Viebrooks ed il batterista Sasha Horn ovvero gente che in passato ha militato con Heathen, Forbidden e Philip H. Anselmo & The Illegals. ‘Mourn The Southern Skies’ è un album letale, concepito alla vecchia maniera ma allo stesso tempo seguendo le regole di Nuclear Blast (non per niente ci ha messo mano Jens Bogren dei Fascination Street). La produzione richiama le ultime cose degli Slayer nei pezzi più tirati (‘My Time’, ‘Ripping Flesh’ e ‘Beware The Wolf’), a volte sfocia in un ibrido tra il post-thrash ed il doom più oscuro (la conclusiva title track) ed altre volte ancora propone ottimi standard di groove metal senza compromessi. L’occasione per conoscere un pezzo di storia del metal americano.