Si può imputare tutto a Filippa Nässil, grande chitarrista ma anche caratterino niente male, ma di certo non si può nascondere quanto di buono ha fatto per le Thundermother. Le svedesi non hanno mai accusato i continui cambi di formazione e sono riusciti a mettersi alle spalla anche l’ultima rivoluzione, che a detta di molti avrebbe potuto essere letale. Non solo è tornata nei ranghi la bassista Majsan Lindberg, ma alla batteria adesso troviamo Joan Massing ed al microfono Linnea Vikström Egg, figlia di Thomas e anche lei nella famiglia dei Therion. Il suo stile è differente da chi l’ha preceduta, forse leggermente meno rock n’ roll e più AOR o hard & heavy (‘Speaking Of The Devil’), ma comunque pulito e potente. ‘Dirty & Divine’ suona esattamente come ce lo saremmo aspettato, un album di puro rock melodico con influenze anni ‘70 e anni ‘80, agganci alle discografie dei vari KISS, AC/DC, Motörhead e Scorpions e canzoni che sembrano scritte apposta per scatenare i fan sotto palco. In attesa di rivederle dal vivo, le Thundermother sono in grande forma. Si divertono ad ammiccare col pubblico che le segue dall’epoca di ‘Rock N’ Roll Disaster’ (‘Take The Power’ e ‘Dead Or Alive’), segnano progressi importanti rispetto a ‘Black And Gold’ (‘So Close’) e citano Paul Stanley e compagni (‘Can’t Put Out The Fire’), lasciando trasparire quel pizzico di nostalgia che non guasta. ‘I Left My License In The Future’ è forse il pezzo più personale in scaletta, con cui la chitarrista-leader, da poco nei negozi anche col solo album ‘American Diaries’, mette a tacere le polemiche e guarda avanti senza rimpianti.