La storia del gruppo del Colorado è fatta di tre demo, un EP, uno split con gli Spectral Voice e due full lenght. Il tutto in circa otto anni di attività. La storia della razza umana è invece molto piu’ lunga e complicata e chissà perché i Blood Incantation hanno scelto un titolo del genere per il successore di ‘Starspawn’, dopo aver affrontato temi come lo spazio, la morte astrale ed il mito di Anunnaki. Di sicuro ‘Hidden History Of The Human Race’ è il loro capolavoro ed uno dei dischi death piu’ avvincenti degli ultimi anni. Anzi, pur essendo ligio alle regole del genere, definirlo “solamente” death sarebbe come fargli un torto considerato che si tratta di un vero e proprio viaggio negli abissi del metal estremo. Se ‘Live Vitrification’ aveva fatto luce, qualora ce ne fosse bisogno, sulle qualità tecniche dei componenti, questa seconda fatica su lunga distanza dimostra come i cinque non debbano porsi alcun limite in fase di songwriting. Paul Riedl e Morris Kolontyrsky sono due asce eccezionali e, se in ‘Slave Species Of The Gods’ fanno il verso a Trey Azagthoth ed al compianto Richard Brunelle, ovvero i Morbid Angel dei tempi d’oro, negli altri trenta minuti di scaletta sfoderano decine e decine di riff e assoli da perdere la testa in quanto a varietà e virtuosismi. ‘The Giza Power Plant’ farà venire la depressione a Karl Sanders, lo strumentale ‘Inner Paths (To Outer Space)’ vi riporterà con la mente ai Death di ‘Symbolic’ e nella conclusiva ‘Awakening From The Dream Of Existence To The Multidimensional Nature Of Our Reality (Mirror Of The Soul)’ farete fatica a star dietro a Isaac Faulk per piu’ di due minuti.