Chissà cosa è passato nella testa dei giapponesi per registrare un album del genere. Di sicuro il rapporto con il mercato del Sol Levante, in passato florido soprattutto per i gruppi power e melodic metal ma ora in pesante crisi, è sempre stato controverso. Qualcuno si ricorderà quando uscì l’EP autoprodotto ‘Defeat Of Sanity’, altri hanno imparato a conoscerli al momento della firma con Season Of Mist e dell’uscita di ‘Divination’, altri ancora con ‘Towards Inevitable Ruin’. Di certo c’è che i Defiled non si sono risparmiati e che il loro sesto full lenght è materia death bella marcia, ispirata alla vecchia scuola, imbastardita talvolta dal grindcore (‘Masses In Chaos’) e molto tecnica (soprattutto grazie alle qualità individuali di Shinichiro Hamada e Yusuke Sumita). Avvicinarsi a ‘Infinite Regress’ significa rapportarsi ad un songwriting devoto a Morbid Angel e Pestilence ma anche irrazionale e folle. Trentacinque minuti di insana agonia che ha preso corpo dalle parti di Okinawa e poi è passata per le sapienti mani di Jim Morris a Tampa.