Non so se ‘Verminous’ sia veramente il lavoro più dinamico, stimolante ed emozionante del gruppo originario del Michigan, come ha suggerito in fase di presentazione l’etichetta, ma di sicuro è un fottuto grande disco di death metal melodico, come non se ne sentiva da parecchio tempo. Un disco che ti spinge ad ascoltare altre gemme della loro discografia e ti costringe a recuperare dagli archivi alcuni dei più grandi capolavori del genere. La title track è aperta da suoni sinistri e, dopo un paio di stacchi furiosi di batteria, la voce di Trevor Strnad dà il via ad un assalto sonoro da brividi. Il chitarrista Brandon Ellis, ex Sylosis e Arsis, ormai è parte integrante della band e, se ‘Nightbringers’ era servito per ambientarsi, in ‘Verminous’ il suo apporto è totale e di altissimo livello. ‘Child Of Night’ è la traccia più spettacolare della prima parte, ‘The Leather Apron’s Scorn’ una sorta di introduzione del delirio tecnico-compositivo della seconda, in cui si fa sul serio fatica a scartare qualcosa. Un altro pregio dei The Black Dahlia Murder è poi quello di essere riusciti a costruirsi una credibilità dal vivo ed un’identità sonora definita, al di là delle palesi influenze dei singoli musicisti. ‘Dawn Of Rats’ chiude con un’altra spaventosa performance di Alan Cassidy, che ha registrato le sue parti al The Pipeyard di Plymouth sotto la supervisione di Ryan Williams, ed il frontman urla sprezzante il suo rancore terminando, con gli ultimi versi, un quadro tanto malinconico ed oscuro quanto affascinante.