Il primo barlume di celebrità Linnéa Olsson lo ha vissuto quando le riviste metallare trattarono il debutto dei The Oath come un capolavoro, solo per il fatto che le autrici erano due donne bellissime. In realtà quello era sul serio un gran disco ed in pochi all'epoca sapevano che la chitarrista-cantante di origini svedesi, separatasi poco dopo da Johanna Sadonis sedotta da Nicke Andersson, aveva fatto parte dei Sonic Ritual, band in cui militava pure Henrik Palm (In Solitude, Ghost). Una volta terminata l'avventura con i The Oath, di fatto durata solo un tour, e vissuta in prima persona la fase di transizione tra Beastmilk e Grave Pleasures, la bionda ha deciso di focalizzarsi su questo nuovo progetto a metà tra classic rock e punk. Il sound dei Maggot Heart è cresciuto nel tempo e 'Mercy Machine' è decisamente ottimo, in bilico com'è tra Killing Joke, Siouxie And The Bashes, Voivod e The Stooges. La copertina di Kristian Valbo e la produzione onesta di Martin “Konie” Ehrencrona sono due punti di forza della release ma la differenza la fanno l'attitudine e la tecnica, ricca di groove e giusta sporcizia, di Linnéa, affiancata nell'occasione dal drummer Uno Bruniusson e dalla bassista Olivia Airey. È già difficile non innamorarsi di lei ma ascoltando pezzi come ‘Second Class’, ‘Sex Breath’ e ‘Gutter Feeling’ è praticamente impossibile.