Lo ammetto, con i Sólstafir sono di parte ma, in tutta sincerità, come potrei non esserlo con una band del genere. Tutte le volte, e sottolineo tutte, mi sono trovato di fronte gli islandesi sono stato trascinato in una dimensione altra, perdendomi in melodie senza tempo, costantemente sporcate da una chitarra che non ne vuole sapere di suonare pulita. L’intransigenza stilistica di Addi Tryggvason ha inevitabilmente portato gli addetti ai lavori a catalogare pure loro ma ritengo che il più grave errore che si possa fare sia etichettare in maniera sommaria quest'album. Leggo in rete recensioni che mi lasciano pensare che 'Endless Twilight Of Codependent Love' sia stato ascoltato solo un paio di volte, prima di emettere certi giudizi, e ciò è criminale perchè siamo al cospetto del lavoro più nichilista di tutta la discografia dei Sólstafir. Un lavoro che dopo un po' di tempo muta forma e lascia emergere sfumature di una pesantezza e di una decadenza mostruose. I dieci minuti iniziali di ' Akkeri' sono in pratica l'introduzione necessaria per dare a pezzi come ' Drýsill', 'Rökkur' e 'Her Fall From Grace' un tappeto ritmico e atmosferico da brividi. L'ibrido tra shoegaze, post-rock e heavy metal è servito quasi sempre in lingua madre ed il dipinto 'The Lady of the Mountain' di Johann Baptist Zwecker, nota come l'impersonificazione dell'Islanda stessa, è una copertina che esalta lo spirito nazionalista del gruppo. 'Til Moldar' segna il legame con la produzione di 'Berdreyminn' e verso la fine ci aspettano un'altra gemma oscura come 'Úlfur' e due bonus tracks, assolutamente da non trascurare, tra cui la bellissima 'Hann For Sjalfur'. Ancora una volta degni di nota i suoni ed il mixaggio a cura di Birgir Jón Birgirsson dei Sundlaugin Studios, dove i Sigur Rós hanno registrato i loro capolavori.