Con il senno di poi, analizzando la discografia e valutando le performance live, gli americani hanno perso di più con l'abbandono di Kevin Moore che con quello di Mike Portnoy. Il primo ha rappresentato una fonte di creatività unica e il suo tocco leggendario non potrà mai essere imitato da Jordan Rudess, musicista encomiabile ma di estrazione differente, mentre il secondo è svanito lentamente dai ricordi dei fans della prima ora. Per carità, parliamo di uno dei più grandi batteristi al mondo – che peraltro ha suonato sul nuovo lavoro solista di John Petrucci scatenando le voci di un ritorno - ma Mike Mangini, in silenzio e grazie ad un talento unico, ha saputo prenderne il posto e farsi amare, sia dagli appassionati di prog che dagli addetti ai lavori. Credo che 'Distant Memories – Live In London' sia la testimonianza proprio di quest'ultimo aspetto, una testimonianza di forza di cui forse non c'era bisogno ma che rimarrà per sempre nel catalogo della band. Un altro pregio di questo disco dal vivo è scontato. Adesso che non c'è verso di assistere a mezzo concerto, un triplo live potrà almeno in parte tranquillizzare chi nutre un bisogno disperato di un locale, di un palco, di una macchina del fumo, di gente appiccicata che canta le canzoni e prova emozioni esattamente allo stesso modo. Un senso di comunione che nella musica dei Dream Theater non è mai mancato, anche se dischi come 'The Astonishing' e 'Distance Over Time' non varranno mai come i capolavori del passato. Al di là delle celebrazioni del ventennale di ' Metropolis pt.2 - Scenes From A Memory', le sorprese in scaletta non sono molte ma spiccano le versioni di 'Through Her Eyes' e 'The Spirit Carries On'.