Innanzitutto questa compilation è la prima pubblicazione della Slowth Records di Mattia Loris Siboni, Niccolò Salvi e Matteo Pastorello e già il fatto di celebrare l’esordio di un’etichetta, in un periodo in cui i dischi non si vendono più e l’intera scena musicale è in grave difficoltà, è motivo di orgoglio. Queste cinque tracce poi fanno luce sulla nuova scena elettronica sperimentale di una città che, magari più per altri generi, è stata spesso un punto di riferimento per tante altre e dove, ancora oggi che sussistono le suddette problematiche, si mantiene viva un’accesa attività in ambito di ricerca sonora. Un progetto nato in ambito accademico – con una sorta di parallelo tra il Conservatorio “G.B. Martini” e Tempo Reale di Firenze – che si è posto come obiettivo la “formalizzazione” di strutture compositive non convenzionali. Non a caso l’iniziale e superba ‘BIID Elisea’, a cura dei Njordzitrone, tenta di bilanciare improvvisazione e composizione, prediligendo forme temporali distorte e geometriche invece che lineari. In seguito ci imbattiamo in due tracce acusmatiche quali ‘Crac’ di Federico Pipia e ‘Core’ di Marco Menditto, in cui l’idea di metaformosi è alla base di un’energia spropositata, che non viene espressa subito ma cresce nella testa di chi si ascolta. Un altro apice della scaletta è sicuramente ‘Un Giardino Improvviso’ di Simone Faraci, che si avvale della voce di Valeria Girelli lasciando aperte riflessioni importanti, ma non è da meno ‘Striature’ di Daniele Carcassi, che desidera farci ballare con fasce sintetiche, materiali residuali e un turbine di suoni derivante da più fonti. Personalmente sono andato subito a cercarmi altre tracce dei musicisti protagonisti di questa raccolta e credo che questo sia il pregio maggiore della release. Spingere a conoscere di più di un ambiente tremendamente vario e stimolante.