Un simbolo che nasconde molteplici significati ed uno studio album che significa davvero molto per una band il cui profilo internazionale è ormai accentuato da diversi anni e che potrebbe seriamente approfittare delle difficoltà attuali dei Nightwish per strappare loro l’ambito scettro del symphonic metal. D'altra parte il successore di 'Holographic Principle', anche se le similitudini appaiono maggiori con un altro lavoro in studio esaltante come 'The Quantum Enigma', non presenta palesi difetti. É un album potente, melodico, commerciale ed allo stesso tempo aggressivo, costruito per mettere in evidenza la perizia tecnica di tutti i musicisti coinvolti ma soprattutto per far brillare Simone Simons. È la sua voce a far funzionare tutto; grazie a lei gli arrangiamenti solenni del leader Mark Jansen e le parti soliste dei virtuosi Isaac Delahaye e Ariën van Weesenbeek guadagnano in concretezza e di conseguenza in accessibilità. Un album in cui troverete passaggi delicati e armoniosi come 'Rivers' ma anche suite evocative quali 'Kingdom Of Heaven, Part 3 – The Antediluvian Universe' oppure retaggi del passato del calibro di 'Abyss Of Time – Countdown To Singularity' e 'Gaia', ma ciascuno dei pezzi inseriti in scaletta potrebbe essere utilizzato per mostrare l’eccellente equilibrio ottenuto tra tecnologia, stratificazioni ritmiche e suoni organici, che rimandano agli esordi. Un altro traguardo artistico raggiunto per una band che non deve più dimostrare nulla.