La sontuosa copertina di Alex Charleux introduce alla perfezione il secondo capitolo della Nephilim Empire Saga, con cui i triestini segnano un’altra svolta in carriera. In realtà per meglio comprendere quello che sono i Rhapsody Of Fire oggi è opportuno fare un passo indietro e tornare al video di ‘Rain Of Fury’, simbolo di un suono e di un’immagine che si sono saggiamente evoluti nel tempo. ‘Glory Of Salvation’ non fa altro che stigmatizzare quella modalità espressiva, ampliando le timbriche vocali, rendendo gli arrangiamenti orchestrali ancora più epici e incisivi ma soprattutto spingendo la band verso una direzione live oriented. Tanti pezzi in scaletta si basano sul contrasto tra batteria e riff serrati ed atmosfere trionfali, che Giacomo Voli, attivo pure con gli Embrace Of Souls, è chiamato ad esaltare con la sua splendida voce. ‘The Kingdom Of Ice’ e la title track illuminano la prima parte dell’album mentre a metà circa ci imbattiamo in tracce se vogliamo più sperimentali come ‘Terial The Hawk’, caratterizzata da influenze celtiche, e ‘Maid Of The Secret Sand’, dove melodie orientali e chitarra acustica la fanno da padrone. Quando però arriva il turno di ‘Abyss Of Pain II’, lunga e progressiva, si percepisce subito che il grandioso finale dell’album sta per arrivare e l’accoppiata micidiale ‘I’ll Be Your Hero’ e ‘Chains Of Destiny’, nella quale Alex Staropoli e Roby De Micheli si superano veramente, sarà accolta con stupore e meraviglia da tutti gli appassionati di symphonic metal. La tradizione è rispettata, ma con un suono moderno e ficcante, capace di attrarre nuovi fan e mettere ulteriormente in discussione le gerarchie internazionali.