Nonostante il tenore piuttosto drammatico delle liriche, quando ho intervistato Will Putney, nelle settimane di promozione dell'album, ho avuto l'impressione di trovarmi di fronte ad un musicista desideroso di riprendere l'attività live e tornare in tour con i propri compagni. Un sentimento decisamente comune tra le band in questo periodo, ma nello specifico la sensazione è stata quella che le pieghe dolorose di 'Oh, What The Future Holds' passassero quasi in secondo piano rispetto alla possibilità di tornare in tour o meno. È chiaro quanto sia deficitaria dal punto di vista economico la situazione attuale però i Fit For An Autopsy ed il loro materiale in studio non sono più valutabili al di fuori del contesto del palco. Lo dimostra Joseph Badolato, che tecnicamente non vale tanti colleghi ma ha costruito sulla determinazione e l'ignoranza la propria forza, e lo dimostra pure il suddetto leader, che per descrivere al meglio la sofferenza, il dolore ed il senso di abbandono non si perde in eccessive sperimentazioni e non segue mai i trend, preferendo regalare al suo fedele pubblico una mazzata dopo l'altra. Rispetto a 'The Sea Of Tragic Beasts', il secondo chitarrista Patrick Sheridan ed il drummer Josean Orta Martinez sono in maggiore evidenza e pezzi come 'Far From Heaven', 'In Shadows' e 'A Higher Level Of Hate' diventeranno dei classici in breve tempo. La speranza è che il tour europeo con Une Misère, Great American Ghost e Enterprise Earth non venga cancellato perché le premesse sono allettanti.