Al contrario di quanto si possa ingenuamente credere, un imperatore deve dividere, creare contrasti, impedire che i suoi sudditi producano alleanze pericolose per il suo trono. Un po' quanto sta accadendo a Tobias Forge che, dopo aver messo da parte i membri di inizio avventura e uno stile di derivazione doom metal, maledettamente oscuro e demoniaco, si è rivolto a fasce di pubblico più ampie, rendendo il proprio approccio compositivo più radiofonico. Inutile aggiungere che con ‘Meliora’ si è conclusa un’era per i Ghost e ‘Impera’, a quattro anni dal discusso ‘Prequelle’, afferma con forza un nuovo verbo, che poggia in maniera evidente su sonorità più rock. Il trionfo di un modo alternativo di pensare la musica si riflette su pezzi come ‘Kaisarion’ e ‘Watcher In The Sky’, che simboleggiano un percorso artistico diverso ma che dal vivo non sfigureranno al fianco di classici come ‘Monstrance Clock’ o ‘Square Hammer’. In questa ottica, il disco si rivela molto più sorprendente e coraggioso del suo predecessore, con arrangiamenti piuttosto vari e la solita componente tecnica, sebbene più accessibile, in evidenza. A produrlo è stato Klas Åhlund (Tove Lo, Madonna) mentre il mixaggio è stato affidato ad un guru come Andy Wallace (Korn, Linkin Park) e alle registrazioni hanno partecipato il batterista Hux Nettermalm, in origine nei sottovalutati Paatos, ed il pianista Martin Hederos, che ricordiamo nei The Soundtrack Of Our Lives. Non sono i Ghost di ‘Opus Eponymous’ e ‘Infestissumam’ e probabilmente quella band signorile e sprezzante il pericolo non tornerà più, ma il Nameless Ghoul più importante di tutti, il vero e unico leader, si dimostra ancora una volta un eccellente compositore, giocando con tematiche sataniche ed esoteriche al cospetto di melodie godibili e incisive che potrebbero appartenere ai Van Halen o agli Abba, agli Iron Maiden oppure ai Blue Öyster Cult, che non mancano mai nelle colonne sonore degli horror di Rob Zombie. Proprio nella soundtrack dell’ultimo capitolo di Halloween è stata inserita la micidiale ‘Hunter’s Moon’, mentre la ballata ‘Darkness At The Heart Of My Love’ e la ferale ‘Respite On The Spital Field’ emergono alla distanza, rappresentando le risposte più subliminali e concrete a brani dai ritornelli immediati quali ‘Call Me Little Sunshine’ e ‘Twenties’. Il ciclo vitale dell’impero, al pari di quello dell’universo, è in fase di dissoluzione, disfacimento e rovina eppure la mano di chi comanda è sempre più ferma. In studio Fredrik Åkesson, chitarrista degli Opeth, ha contribuito alle parti soliste ed in tal senso attendiamo di capire quale sarà lo spessore della line-up che Papa Emeritus, con tanto di maschera alla Saw e vesti regali, si porterà in tour.