I norvegesi hanno operato un cambiamento radicale negli ultimi anni e non solo a causa del doppio passaggio al microfono. La scelta di puntare sull’ex Pagan Nikki Brumen, quando anche Karina Ljone ha tolto il disturbo, è stata estremamente calcolata e scorrendo le tracce del successore di ‘Cult Drugs’ è inevitabile percepire un profilo melodico molto più accentuato. Il grado di pericolosità non è basso in ‘Praise Armageddonism’, ma di sicuro non siamo al cospetto dei folli distruttori degli esordi. Allo stesso tempo però, i Blood Command hanno ritagliato spazio ad una serie di ritornelli pop pazzeschi che, deturpati da chitarre alla Refused e The Hellacopters e mitigati con influenze alternative rock e post-hardcore a stelle strisce, assumono un potere lesivo clamoroso. Ascoltate ‘The End Is Her’ per esempio. La natura del brano non è troppo dissimile a quella dei singoli dei The Birthday Massacre con un giro melodico quasi stucchevole e un’atmosfera subliminale che cresce di secondo in secondo per poi diventare qualcosa di veramente spaventoso. Il guitar work di Yngve Andersen e Benjamin Berge è cresciuto ulteriormente, soprattutto in termini di sfumature e arrangiamenti, e la sezione ritmica, formata da Snorre Kilvaer e Sigurd Haakaas – un’ira di dio in ‘Nuns, Guns & Cowboys’ e ‘Last Call For Heaven's Gate’ – è capace di rendere luminosi i momenti di quiete e tremendamente cupi e disturbanti i frangenti in cui la devastazione pare dietro l’angolo. L’album si apre e si chiude con letture del libro dell’Apocalisse di Giovanni ma nei testi non si parla di fine del mondo quanto di emozioni violente, sporcizia live, intrecci personali, incontri e scontri. ‘Saturday City’ e ‘A Questionable Taste In Friends’ sono le party song di un futuro distopico e agghiacciante. La cura delle dinamiche è maniacale e la produzione pazzesca, mai troppo pulita eppure in linea con quelle delle uscite mainstream che cercano di brillare nelle classifiche. In nome del death pop, Nikki Brumen è chiamata a scuotere le anche, gridare poesie di anarchia e ribellione, sollecitare i nostri istinti più perversi e ricordarci che spesso per fare casino basta poco. L’universo sta cambiando, l’industria musicale è già cambiata da parecchio ed i Blood Command non sono stati a guardare. Hanno dato alle stampe un album più vario, versatile e commerciale, destinato ad allargare la loro fama. Toglierlo dallo stereo sarà un’impresa.