Non so voi, ma io non mi divertivo così tanto ad ascoltare un disco dei Soulfly da tempo immemore. Sarà che stavolta Max Cavalera ha fatto praticamente tutto da solo, col contributo del figlio Zyon alla batteria e di Mike Leon al basso, oppure che avevo voglia di ascoltare una manciata di tracce devote agli anni migliori dei Sepultura, ma non c’è un solo momento della scaletta che non meriti di essere segnalato. John Aquilino e Arthur Rizk hanno svolto poi un lavoro eccezionale in termini di produzione perché hanno saputo regalare al materiale un piglio aggressivo old school pur mantenendo la freschezza necessaria per non scomparire al cospetto delle release moderne. ‘Superstition’ apre le danze mettendo già in chiaro le cose, poi arrivano due mazzate come ‘Scouring The Vile’ e ‘Filth Upon Filth’ e in dieci minuti scarsi il precedente ‘Ritual’ è solo un ricordo. La title track, ‘Ancestors’ e ‘Spirit Animal’ sono altri apici di un’opera che non apporterà niente di nuovo alla scena ma che conferma Max Cavalera come una delle voci più importanti per chi ama thrash, death e groove metal. La separazione con Marc Rizzo avrebbe potuto creare non pochi problemi invece, almeno per adesso, il chitarrista e compositore brasiliano ha saputo cavarsela egregiamente chiamando al suo fianco Dino Cazares in tour e selezionando al meglio le sue idee per un ritorno discografico, promosso con l’efficace copertina realizzata da James Bousema e destinato a fare rumore.