Sono passati sei anni per avere sugli scaffali un nuovo disco dei Marlene Kuntz. Un tempo molto lungo, conoscendo le abitudini del gruppo piemontese, in cui sono capitate tante cose. Dai concerti alle celebrazioni di album mitici e storici della musica italiana tipo “Il Vile”, passando per abbandoni (momentanei?) come quello dello storico batterista Luca Bergia, una pandemia, un disco da solista molto intimo realizzato da Cristiano Godano che ha avuto anche il tempo di scrivere un magnifico libro, collaborazioni svariate, colonne sonore. I summenzionati eventi si sono succeduti nel corso di sei anni per avere il successore di “Lunga Attesa”, titolo che, a questo punto, doveva essere premonitore di quello che si sarebbe poi verificato. Alla fine, dopo tante speranze e preghiere, i Marlene si sono rifatti vivi con il loro dodicesimo lavoro in studio (escludendo gli imperdibili EP) che abbraccia il tema della difesa dell’ambiente. Le nove tracce che si trovano qui dentro sono particolari e questo lo si deve dire immediatamente. Le sonorità degli esordi non esistono più, mentre la ricerca sonora e il percorso di crescita continuano ad essere un must su cui i musicisti lavorano da anni con ossessione e meticolosità. Se dovessimo fare un paragone con qualcosa della loro precedente produzione, potremmo dire che “Karma Clima” si avvicina a “Uno” per quanto riguarda il sound, grazie anche ad un forte uso dell’elettronica che viene inserita con la solita classe. Ci sono canzoni che hanno immediato riscontro e impatto come “Vita Su Marte”, “Lacrima” e “La Fuga” che troveranno rapido conforto tra i fans della band, perché impregnate di melodie ariose e di arrangiamenti di qualità. Poi vi è un influsso alla Radiohead che si avverte, si nota e si tocca in “Acqua E Fuoco” con le tastiere che sono in bella evidenza, mentre una ballata malinconica e buia è rappresentata da “Bastasse” che si apre in sede di ritornello con uno squarcio di assoluto rispetto. I testi di Cristiano Godano continuano ad essere un patrimonio inestimabile della letteratura italiana e ancora una volta le sue parole ammaliano chi le ascolta. Come detto in precedenza, non vi sono schitarrate, spettinate noise e giri di basso selvaggi qui dentro. Di contro, si respira un’elevata serenità musicale che pare migliorare con il tempo, come dimostra la conclusiva “L’Aria Era L’Anima” in cui fa la sua comparsa un dolce coro di bambini che rende più tenero il brano. I Marlene Kuntz del 2022 sono questi: signorili, impegnati, pieni di classe che si perfeziona con il passare degli anni, cantautorali, elevati e ricchi di un talento che, fortunatamente, non si è mai ingrigito.