Sono, ormai, quaranta anni che il duo formato da Billy Duffy e Ian Astbury porta avanti con grande dignità il nome dei The Cult in giro per tutto il mondo. Tra dissidi, separazioni, cambi di line up, successi clamorosi e flop, gli inglesi sono ancora qui a produrre musica che la si riconosce anche a trecento kilometri di distanza. Dopo un silenzio durato ben sei anni, esce “Under The Midnight Sun”, un disco malinconico, buio e allo stesso tempo melodico, come raramente era capitato di ascoltare. Chiariamo, però, subito un aspetto. In questo lavoro non troverete pezzi potenti e violenti o scorribande alla “New York City” presente in “Sonic Temple”. Le otto canzoni che sono state inserite, invece, sono lente, ma ben prodotte e si capisce lontano un miglio che vengono suonate da signori che viaggiano verso la sessantina. La qualità, nonostante la mancanza di energia, non viene fortunatamente a mancare. Il grande protagonista di questo platter è sicuramente Billy Duffy che con la sua chitarra cuce e rifinisce tutto quello che gli capita a tiro. Il suo inconfondibile modo di suonare, in questo caso, è ancora di più esaltato dall’uniformità dei brani, come si può notare dal primo singolo “Give Me Mercy” dove è proprio lui a creare la melodia portante con la sua chitarra laconica. “A Cut Inside”, che pare essere una continuazione del materiale presente in “Love” e “Vendetta X” sono altre perle di natura ossianica, ottimamente curate e altamente intriganti. Non mancano le orchestrazioni in puro stile “Edie (Ciao Baby)”, come dimostra la title track in cui la band si lascia andare a un certo tipo di barocchismo che mai si era ascoltato in questi lidi. Molto bella risulta anche la ballad “Knife Through Butterfly Heart”, mentre qualche dubbio lascia “Impermanence” che è, forse, l’unico momento in cui i The Cult provano a spingere sui pedali. Ad ogni modo, pur non essendo “Under The Midnight Sun” un capolavoro che sarà ricordato come i vari “Electric”, “Sonic Temple” e il summenzionato “Love”, esso risulta un buon ritorno confezionato dalla premiata ditta Duffy - Atsbury che proprio non ne vuole sapere di appendere la propria attrezzatura musicale al chiodo.