Ho avuto la fortuna di vedere dal vivo la ragazza originaria di Ísafjörður, una cittadina di circa duemila abitanti nei fiordi occidentali dell’Islanda, quando aveva poco più di quindici anni e fin da allora era evidente che il suo talento l’avrebbe portata lontana. Il destino ha voluto che la sua esplosione fosse ritardata dalla pandemia, ma non le ha impedito di essere protagonista lo scorso anno a ‘Live from Reykjavík, l’evento streaming promosso da Iceland Airwaves che ha visto esibirsi tra gli altri anche artisti come Ásgeir, John Grant, Bríet, Daughters of Reykjavík e GDRN. Adesso esce questo debutto ed il suo approccio cantautoriale, tra blues e indie folk di matrice americana, sorprende per la malinconia delle melodie e il fervore lirico. A volte le tracce, registrate allo Hljóðriti Studio di Hafnarfjörður (Ásgeir, JFDR, Samaris..) suonano minimali mentre in altri frangenti emergono le inlfuenze di Aldous Harding e Laura Marling, ma soprattutto una voce così calda da potersi connettere immediatamente con chiunque. Invece di rinchiudersi nelle proprie insicurezze, la Margret si offre al pubblico in tutta onestà, guidandoci attraverso una serie di dipinti dei paesaggi naturali, non sempre innevati e claustrofobici come in copertina, che ammira tutti i giorni dalla propria finestra. Se non credete alle mie parole cercate in rete il video della sua straordinaria esibizione per KEXP e rimarrete a bocca aperta.