A sei anni di distanza dall’omonimo decimo lavoro in studio, lo storico gruppo della Florida sforna dieci nuove composizioni che non aggiungono nulla a quanto espresso in carriera. Aspettarsi qualcosa di nuovo dai pionieri del death sarebbe impensabile, e pure negli uffici di Relapse Records probabilmente sarebbero contrari, ma a tratti ‘Dying Of Everything’ collassa su sé stesso e ripete all’infinito certe soluzioni. Non proprio il massimo, considerato quanto è durato il processo di realizzazione dell’album. Premesso questo, se amate il sound sporco e malato di John Tardy e soci non rimarrete delusi e pezzi del calibro di ‘The Wrong Time’ e ‘My Will To Live’ sapranno riconciliarvi col truce passato e con le gloriose sonorità marce di capolavori quali ‘Slowly We Rot’ e ‘World Demise’. Il guitar work di Ken Andrews risulta di spessore ma a lasciare di stucco è soprattutto la prova di Donald Tardy dietro le pelli. Roba da far rabbrividire decine e decine di batteristi metalcore o deathcore che usano trigger a profusione. In chiusura cattura l’attenzione anche il doom di ‘Be Warned’, che mi ha fatto pensare ai Bell Witch ed ai Blood Incantation. Magari, solo per una volta per carità, gli Obituary hanno provato a misurarsi col presente oltre ad “armare l’odio” come ai bei tempi.