Non soltanto il terzo full lenght ad opera dell’artista di origini australiane, da tredici anni residente nel Regno Unito, propone una miscela divertente di garage punk, psichedelia e noise pop, ma descrive con dovizia di particolari un mondo, al limite del distopico, dominato dall’indifferenza, dallo stress e dalla perdita di controllo. L’incapacità di stabilire contatti umani e la pressione continua che dobbiamo subire ogni giorno solo alla base del successore di ‘Ulysses Trash’ e di un disco, soprattutto in formato vinilico vista l’azzeccata copertina, in grado di unire più fasce di pubblico. ‘Perseus War’ infatti potrà piacere ai vecchi punkettoni, quelli che hanno amato il nuovo album di Deniz Tek dei Radio Birdman per intenderci, così come a chi ricerca nella psichedelia e nella musica acida in genere una fuga dal quotidiano. ‘Bozo’ e ‘Perseus #1985’ aprono una scaletta omogenea e ben amalgamata tra riff aggressivi e dinamiche lo-fi. Pezzi come ‘Myopic Tropic’, ‘Bloodbath-on-Hi’, singolo nel quale definisce il collasso della società come il migliore passatempo degli esseri umani, e ‘OUCH!’ dimostrano che l’ex Warped, attivo anche nella discografia e nel tour management con Battle Worldwide e Low Transit Industries, ha saputo trovare il linguaggio giusto per connettersi col proprio pubblico e questo non è certo da tutti.