Premesso che ritengo ‘Utgard’ leggermente superiore - anche solo per il semplice fatto di riuscire a trasportarmi in una dimensione a metà tra il surreale ed un immaginario villaggio vichingo tutte le volte che lo ascolto – i norvegesi si confermano ancora una volta a livelli altissimi con un sedicesimo lavoro in studio epico e violento, quasi fosse una coltellata inferta di notte a tradimento. In ‘Heimdal’ troverete un po’ tutti gli elementi che hanno accompagnato la straordinaria evoluzione sonora degli Enslaved e quindi influenze black (‘Caravans To The Outer Worlds’) e progressive, stacchi brutali alternati a passaggi cinematici, echi di Opeth e King Crimson (‘Forest Dweller’) così come improvvise discese nel sound abissale degli esordi. In un periodo nel quale i colossi del genere “rivedono” il loro stile (Darkthrone) o cercano di cancellare in parte il loro passato (Mayhem), gli autori di ‘Frost’ e ‘Blodhemn’ proseguono per la loro strada, fieri di un percorso artistico invidiabile, e aggiungono sempre qualcosa di nuovo per non ripetersi. ‘Congelia’ e ‘The Eternal Sea’ sono forse gli apici compositivi, ma quando il corno di Eilif Gundersen dei Wardruna annuncia l’alba in ‘Behind The Mirror’ – impreziosita pure dallo spettacolare assolo di Arve Isdal - è inevitabile pensare a ‘First Flight Of The White Raven’. Il contrasto tra le voci di Grutle Kjellson e Hakon Vinje mantiene elevata la tensione e la produzione è impeccabile, come l’artwork di Roy Bjørge che esalta lo scenario oscuro e atavico tratteggiato nell’album. La colonna sonora perfetta per una partita al gioco di dadi Assassin's Creed Valhalla: Orlog.