Ad otto anni di distanza dal clamoroso ‘A Umbra Omega’, i norvegesi tornano a mietere vittime con un sesto lavoro in studio che abbraccia le divagazioni nell’universo cinematico e industriale degli Ulver e le derive concettuali dei Blut Aus Nord. Al fianco del polistrumentista Vicotnik, attivo pure con Ved Buens Ende e Strid, troviamo ancora il bassista E. Måløy (If Nothing Is, ex-Khôra) ed il chitarrista-tastierista Tommy Guns (Kirkebrann) mentre dietro le pelli si siede Ø. Myrvoll, che ricordiamo dal vivo con Aura Noir e Myrkur. Una formazione capace di unire tecnica e attitudine, di seppellire buona parte della concorrenza con giganteschi detriti ritmici ed allo stesso tempo di ritagliare uno spazio importante per intuizioni melodiche di primo livello. Gli apici in scaletta sono probabilmente ‘Det Tomme Kalde Morke’ e ‘Interstellar Nexus’ però la potenza di ‘Black Medium Current’, serrato dalle struggenti note di pianoforte di ‘Requiem Aeternum’, va oltre i singoli episodi. Siamo al cospetto di un disco compatto, spaziale, lontano da qualsiasi tipologia di definizione o scena, prodotto come dio comanda e per certi versi innovativo, perché mette al centro l’ascoltatore e non l’egoismo o la presunzione della band. L’unico difetto che possiamo trovare ai Dødheimsgard è la scarsa prolificità ma ben venga se serve a mantenere tanto elevato il contenuto artistico.