Non so se l’ottimismo del gruppo post-hardcore originario dello Utah sia così contagioso, in tempi in cui certi gruppi ormai fanno fatica anche ad assemblare un tour europeo figuriamoci a venire a suonare dalle nostre parti, ma di sicuro l’eccellente stato di forma mostrato con ‘Heartwork’, disco disgraziato visto il periodo in cui è stato pubblicato, è confermato con undici canzoni di spessore. Il nuovo lavoro in studio, il nono in una carriera ricca di soddisfazioni, è caratterizzato da passaggi decisamente energici e live oriented ed altri in cui vengono proposti spunti vocali innovativi, con largo uso di elettronica. Gli agganci con gli esordi sono in ogni caso numerosi e la sensazione è che i The Used si preoccupino più di mantenere compatta la vecchia fanbase che di allargare il proprio giro di ascolti. ‘Numb’ e ‘Dopamine’ sono due pezzi grandiosi, in ‘Top Of The World’ Bert McCracken dimostra di essere un frontman fuori dall’ordinario e la opener ‘Worst I’ve Ever Been’ si collega a livello lirico con la conclusiva ‘Givin’ Up’, in uno scenario non certo di grande speranza. Eppure il cantante, parlando del processo creativo di ‘Toxic Positivity’, ha dichiarato che “l’arte è fondamentale quando si vive nell’incertezza, la musica può farci viaggiare con la mente e darci qualcosa in cui sperare”. Auguriamoci sul serio che abbia ragione.