Tra i tanti dischi penalizzati dall’uscita durante la pandemia, questo del trio bielorusso, con una copertina a metà tra ‘Of Faith, Power And Glory’ dei VNV Nation e ‘Zeit’ dei Rammstein, è decisamente imperdibile. Anzi, ve la dico tutta, se i Molchat Doma invece di provenire da Minsk fossero di Londra o di New York a quest’ora sarebbero delle star internazionali, con cachet spropositati e tour mastodontici. Il loro è un ibrido letale tra synth pop e post-punk revival con beat irresistibili che accompagnano vocals rispettose nei confronti di colossi come Joy Division o Bauhaus. L’atmosfera è sempre cupa e ridondante e in scaletta non ci sono filler, ma solo singoli di grande impatto. Ad impedire qualsiasi tipo di distrazione è poi il concept sulla storia del popolo bielorusso, minato da una lunga dittatura mascherata da repubblica presidenziale e violente lotte affrontate dai gruppi antigovernativi contro l’unico stato europeo dove vige la pena di morte e dove esiste ancora il KGB. L’aspetto più curioso è che tre anni fa, quando è uscito ‘Monument’, i Molchat Doma hanno goduto di grande fama per la diffusione su TikTok di ‘Sudno’, pezzo estratto dal precedente ‘Etazhi’ e la cosa potrebbe ripetersi adesso con ‘Discoteque’ o ‘Otveta Net’. I margini di crescita sono enormi e non a caso i loro diritti se li è accaparrati un’etichetta importante come Sacred Bones Records, che in catalogo può vantare tra gli altri i dischi di Boy Harsher, Zola Jesus e Jenny Hval.