In questi anni ho avuto modo di seguire da vicino la crescita esponenziale del catalogo di Bird’s Robe Records - etichetta australiana fondata nel 2008 da Michael Solo e Alexander Tulett che puo’ vantare in catalogo formazioni del calibro di sleepmakeswaves, We Lost The Sea e anche i nostri Klidas – e tra le realtà più interessanti tra tutte quelle proposte ci sono sicuramente i Tangled Thoughts Of Leaving. Dopo aver apprezzato lavori come ‘Deaden The Fields’ e ‘No Tether’, è impossibile non rendersi conto del cambio di rotta effettuato dalla band che con ‘Oscillating Forest’ ha saputo riassumere un po’ tutti i contenuti del passato ed allo stesso tempo evolvere la propria musica, in bilico tra post-rock strumentale e metal, in una direzione esterofila. Queste dodici canzoni sono infatti di marchio australiano eppure suonano libere e moderne come se le avesse registrate la new sensation americana di turno. I legami col passato ci sono, la scrittura rigorosa e la freddezza di certi arrangiamenti, ma pezzi come ‘Twin Snakes In The Curvature’ o ‘Lake Orb Altar’ esprimono il desiderio di allargare la propria audience e dare risalto ad una componente tecnica mai fine a sé stessa. Ispirato ai suoni, all'intensità, alle emozioni e ai cicli di vita della foresta aborigena, il disco ricostruisce un paesaggio tanto aspro e variegato in forma audio. Come per i suoni e le stagioni della natura, le trame e i toni catturati qui oscillano, pulsano e si modulano in un modo che non è lineare, prevedibile o sicuro. I Tangled Thoughts Of Leaving guidano l'ascoltatore attraverso territori laddove il pericolo e la bellezza si incontrano e si contrappongono a ogni curva. La scaletta non presenta punti deboli e l’artwork, a cura dell’artista sudafricano Caitlin Mkhasibe, rende obbligatorio l’acquisto in vinile.