Il pregio maggiore dei Silent Skies, supergruppo che vede protagonisti Tom S. Englund e Vikram Shankar dei Redemption, sta nel riuscire a nascondere quell’odiosa patina di finto che ricopre quasi tutti i progetti da studio. In attesa di capire se prima o poi, tra impegni e distanze geografiche, sarà possibile ascoltare queste canzoni dal vivo, il successore di ‘Nectar’ è un album che si avvicina a certe uscite di Kscope. L’elemento progressive è infatti presente, ma a dominare sono la continua ricerca di connessione con l’ascoltatore, le linee melodiche a volte addirittura di gusto pop e lo spessore delle liriche. Il duo stavolta si è posto l’obiettivo di stabilire le coordinate per un risveglio di coscienza collettivo, alla scoperta di una sensazione di armonia con gli altri e con sé stessi che la società moderna ci ha fatto del tutto dimenticare. Una conversazione sulla vita che si riflette su pezzi magnifici come ‘Churches’, un vero capolavoro che da una base synth pop riesce a citare Fates Warning, Pain Of Salvation ed alcune cose di Steven Wilson (‘Grace for Drowning’, ‘To The Bone’..). L’elettronica ricopre un ruolo importante, tra la voce del cantante svedese che ha legato la sua fama agli Evergrey ed il tocco unico del pianista che attualmente è in tour con la band di Daniel Gildenlöw, e la produzione è di stampo moderno ma mai di plastica. ‘Just Above The Clouds’ e ‘The Last On Earth’ sono altri apici di una scaletta chiusa con tre cover sorprendenti, tra cui ‘The Trooper’ degli Iron Maiden e ‘Numb’ dei Linkin Park.