L’Australia è da sempre la patria di un certo tipo di rock’n’roll, soprattutto quello secco e diretto, che ha visto negli AC/DC e i Rose Tattoo i propri padri indiscussi e nei vari Wolfmother, Airbourne e Jet i loro figli più famosi. Solamente tra i parenti meno noti, purtroppo, si collocano i The Casanovas, arrivati, ridendo e scherzando, al loro sesto disco sulla lunga durata. Avendo, in precedenza, fatto dei nomi illustri, appare chiaro come il sound del trio sia influenzato moltissimo dal gruppo di Angus Young e di quello che fu il periodo trascorso insieme a Bon Scott, come si può chiaramente evincere dal singolo “The Devil In Me” che ha dei netti riferimenti al sound di “Highway To Hell”. Però, non ci sono solo derivazioni patrie all’interno di questo godibilissimo platter. I Free sono citati in “Baby Wants To Get Down”, mentre i sempre eterni ZZ Top si ritrovano in “Burning Up The Night”. Un’influenza, però, che si ritrova in modo chiaro e sin troppo netto è quella dei Kiss del periodo “Destroyer”. Molti riff, vedi quello suonato in “When You Want Something From Me” e parecchi soli sono di puro stampo Ace Frehley e questo aspetto non può sfuggire a chi mastica pane e rock da almeno trent’anni. L’aspetto positivo (derivazioni a parte che, comunque, oggi tutti possiedono in un modo o in un altro) sono le canzoni che piacciono, perché hanno tiro e non stancano mai. Non si può rimanere inerti dinnanzi alle creazioni ritmate di “Bad Girl” che ti trascina inevitabilmente con la sua chitarra, così come è facile essere ammaliati da “The Last Time”. La durata dei brani è molto convenzionale, in modo da far sì che non ci si perda in inutili tecnicismi che renderebbero pomposo e meno spontaneo il tutto. “City Streets” ci riconduce ancora una volta ai soliti Kiss e ai rimandi alla storica “I Was Made For Lovin’You”, mentre le finali “Her Kiss” e “Kundalini Rising” dimostrano come i The Casanovas sappiano scrivere musiche che, probabilmente, sarebbero state perfette negli anni settanta. Oggi le cose sono cambiate, ma visto il revival che stiamo vivendo non ci si deve scandalizzare se ci siano band che richiamino il passato in maniera così forte e vivido.