Tutti noi portiamo una maschera e senza di quella probabilmente faremmo fatica a sopravvivere. I video del gruppo di Bristol vivono sempre di contrasti, presentano una duplice entità che crea curiosità al di là del genere. Di sicuro, in questo periodo storico, alquanto indecifrabile e decadente, non è semplice fare musica heavy nel Regno Unito. È vero che ci siamo lamentati per decenni dell’incosistenza di una scena che invece adesso è molto attiva, ma le band valide sono numerose e gli spazi scarseggiano. Per distinguersi gli Svalbard hanno compiuto progressi importanti e il successore di ‘When I Die, Will I Get Better?’ si spinge ad un livello tecnico più elevato, aggiungendo alla materia sonora più parti soliste di chitarra e pure il violino. I testi parlano di salute mentale, ansia, frustrazione, depressione e amore non corrisposto; addirittura in ‘Faking It’ si fa riferimento a Joey Jordison, ex drummer degli Slipknot che ha lasciato questo mondo troppo presto. Serena Cherry è offre il meglio di sé in ‘Eternal Spirits’ e ‘How To Swim Down’, ma è difficile individuare uno o due episodi superiori agli altri. Anche la produzione di Lewis Johns (Rolo Tomassi, Pupil Slicer) ha contribuito a rendere il lavoro coeso in previsione della dimensione live, nella quale i ragazzi, ormai al quarto lavoro e quindi non certo alle prime armi, hanno già dimostrato a più riprese di essere dei fenomeni. Vediamo come la Nuclear Blast, in una lunga fase di transizione che ci auguriamo porti a qualcosa di costruttivo, saprà gestirli a dovere. Nel frattempo se non disdegnate parti vocali femminili brutali e siete appassionati di post-hardcore, blackgaze e punk, ‘The Weight Of The Mask’ potrebbe essere il vostro disco dell’anno.