A nove anni di distanza da ‘Pink Lemonade’, il gruppo progressive rock guidato da Christopher de Cinque – una delle voci più originali del panorama australiano - torna nei negozi con dodici tracce che non disdegnano divagazioni nell’alternative rock e nell’hardcore-punk a dimostrazione di quanto vario sia il proprio spettro di influenze. ‘Soft Hell’ vive di contrasti, a partire dal titolo. In scaletta si passa infatti da pezzi radiofonici, ma non per questo stupidamente commerciali, ad altri più stratificati e complessi, scritti appositamente per essere dilatati in sede live. Bird’s Robe Records, etichetta tra gli altri dei “nostri” Klidas, ha saputo alimentare molto bene l’attesa per questo nuovo lavoro in studio, che ha tutto per allargare la fanbase dei Closure In Moscow e presentarli in maniera convincente anche in mercati meno consueti. Di sicuro siamo al cospetto di un album maturo. ‘Better Way’ e ‘Primal Sinister’ mantengono un legame forte con le release precedenti mentre ‘Absolute Terror Field’ e ‘Holy Rush’ si muovono su territori più sperimentali. ‘Keeper Of The Lake’ è quasi una ballata – e comunque un singolo perfetto - mentre ‘Don Juan Triumphant’ è sorretta da una base industriale. La chitarra di Michael Barrett continua ad essere devota a formazioni storiche come King Crimson e Yes, ma sono molteplici anche gli spunti moderni, con riferimenti per esempio a The Mars Volta e The Dear Hunter.