La musica riesce a sorprendere ancora. Credo che sia la più grande attestazione di merito che si possa fare di questi tempi, nei quali il distacco dal prodotto fisico ha contribuito ad accentuare atteggiamenti distratti, menefreghisti e superficiali, oltre che ad impoverire maledettamente il mercato. Nell’arte di Helga Gabriel, sguardo letale, fisico esile e ugola da brividi, si nasconde la magia nera dei Devil’s Blood, la creatura del compianto Selim Lemouchi, oltre a tutta una serie di retaggi della scena black metal nordica e riferimenti a colonne sonore epiche, come l’opera realizzata da Howard Shore per Il Signore degli Anelli. Di lei mi ero invaghito quando ancora non aveva firmato con Season Of Mist. A dirla tutta non sono nemmeno sicuro che negli uffici di Icons Creating Evil Art abbiano preso bene questa sua scelta perché tanto avevano fatto per promuoverla ai tempi dei mini album ‘Nebulous’ e ‘The Autumn Lament’. La sua è una somma venerazione per la fitta foresta e le imponenti catene montuose scandinave, che si accompagna ad una maestosità canora che ha pochi eguali nello scenario metal attuale. A lasciare atterriti è l’abilità disarmante nel muoversi in un limbo fantastico in cui la cultura norrena sfida la modernità, che le permette di essere affiancata, senza dover per forza stilare scomodi paragoni, ad artiste come Amalie Bruun (Myrkur), Lindy Fay Hella (Wardruna) e Kai Uwe Faust (Heilung). David Thiérrée ha saputo descrivere tutto questo con un artwork evocativo e la prima traccia del disco, ‘Skogen Mumlar’, è sufficiente a trasportare in un’altra dimensione. Molto si deve anche al produttore Luiz Felipe Netto (Phia Mater), che ha saputo orchestrare al meglio il contributo di tanti musicisti di diversa estrazione che si sono messi al servizio di Helga. Una formazione dal background post-rock, se si considera che sia il bassista Ryan Fairclough che i chitarristi Cameron Gledhill e Cai Sumption hanno militato nei People As Places As People, e capace di alternare strutture ritmiche elaborate con melodie di estrazione folk. ‘Burden’ e ‘Water’ sono alcuni dei passaggi chiave di questo capolavoro dark metal, in ‘If Death Comes Now’ c’è tutto il talento della cantante, che con ‘Farfäl’ e ‘Mountain Song’ ci indica come riscoprire la tradizione con crescendo alla Opeth e divagazioni in ambito avantgarde. Lasciatevi trascinare e vi riscoprirete in un mondo ancora più dannato dove i lamenti dei morti o dei malati di mente costituiscono le fondamenta della soundtrack di un sogno trasformatosi in incubo.