Come tutti sanno, i Pearl Jam hanno un archivio sconfinato a cui attingono puntualmente. Da qualche tempo la band di Seattle ha messo in commercio tutti, o quasi, i live (ben 186) che l’hanno vista protagonista da quando è arrivato il nuovo secolo. Chiaramente, per non farsi mancare niente, ci sono anche concerti celebrativi, in cui vengono suonati per intero degli album (chi più, chi meno) che hanno fatto la storia del gruppo capitanato da Eddie Vedder. Quest’anno, visto che siamo in tema di celebrazioni, è il trentennale dell’uscita di “Vs”, probabilmente il loro miglior lavoro, uscito nel 1993, a distanza di qualche settimana da “In Utero” dei Nirvana, in un periodo storico in cui il grunge dominava letteralmente il mondo. Rispetto all’esordio al fulmicotone che ognuno di noi avrà ascoltato almeno una volta (stiamo parlando di “Ten”), il secondo capitolo di questa lunghissima storia si rivelò un incredibile passo in avanti che in pochi si sarebbero aspettati. Con dodici canzoni bellissime, Gossard e soci dimostrarono a tutti di essere un passo avanti rispetto al 95% delle band alternative del tempo. Canzoni come la tellurica “Blood”, la velocissima “Go”, la blueseggiante “Dissident” o la dolcissima “Indifference” (tanto per fare qualche nome a caso) sono, ancora oggi, dei capisaldi della musica rock, anche se poi citare un brano rispetto a un altro sarebbe davvero ingiusto. All’epoca, poi, la produzione di un giovanissimo Brendan O’ Brien servì tantissimo per catturare l’energia di un gruppo che non faceva prigionieri soprattutto quando si trattava di salire su un palco. Oggi gli stessi interpreti, con l’unica differenza (clamorosa) di Dave Abbruzzese sostituito da un tranquillo Matt Cameron dietro le pelli, ci ripropongono quell’album e lo fanno con un’attitudine completamente diversa. Saranno sicuramente dei musicisti migliori i Pearl Jam del 2023, ma hanno perso totalmente quella vitalità e energia che li caratterizzò ad inizio carriera. Si dirà che è nell’ordine delle cose, si scriverà che la maturità odierna risulta migliore rispetto allo sbarazzino menefreghismo degli esordi, ma, ad essere sinceri, se uno ascolta un live del 1993 e poi uno del 2023 si renderà conto che il paragone non regge in alcun modo. Nei primi anni novanta, probabilmente, gli autori di “Alive” erano uno dei gruppi più potenti al mondo. Oggi, invece, sembrano essere la controfigura di un Bruce Springsteen qualsiasi. Non è chiaramente un peccato, ma se proprio doveva uscire qualcosa per rendere omaggio a “Vs”, sarebbe stato meglio andare a prendere un qualsiasi concerto dell’epoca che avrebbe reso giustizia totale a una formazione, che volenti o nolenti, ha fatto la storia del rock.