A due anni di distanza dall’EP omonimo e dopo aver pubblicato gli ottimi singoli ‘Flames’ e ‘Faced’, il quartetto svedese sforna uno dei migliori dischi thrash dell’anno, accompagnando una manciata di brani veloci e abrasivi ad un concept distopico. A guidare gli ex-The Generations Army è il cantante-chitarrista Elvin Landaeus Csizmadia che, nonostante la giovane età, possiede il carisma dei grandi leader. L’album è autoprodotto e le registrazioni sono state supervisionate dal chitarrista Ragnar Östberg, presso il suo East Hill Studio, mentre il mixaggio è stato curato da Gustav Brunn (Atlas Losing Grip, Anchor). Il pezzo migliore in scaletta è forse proprio quello che ha dato il titolo dall’album. Il riff portante e l’incipit sono Slayer al cento per cento, poi partono un paio di chorus tra l’heavy metal tradizionale e l’US power e poi la ritmica viene nuovamente stravolta con il batterista Calle Frogner Moberg in grande evidenza. Ciò accade per quasi tutti i brani in scaletta e non è poco visto quanto sono prevedibili le revival band di oggi. ‘Flood’ e ‘Drought’ costituiscono un’accoppiata niente male proprio all’inizio mentre ‘Dead Heaven’ e ‘Reckoning’ mostrano la versatilità in termini di songwriting del gruppo. Dio voglia che gli Eradikated possano imbarcarsi in un tour che li porti in tutto il mondo, magari anche dalle nostre parti, perché il verbo di ‘Descendants’ deve arrivare ovunque. In caso contrario sarebbe un delitto.