Il nuovo lavoro in studio dei toscani è incentrato sul concetto del tempo e gioca col termine darkwave, o new wave chissà, quasi a sottolineare l’immortalità del genere. Non a caso, nel materiale registrato e mixato da Lorenzo Magnolfi, si muovono striscianti influenze di Clock DVA e Cabaret Voltaire. Parliamo di evoluzione di musica industriale, di inganno del tempo, di vanità e di un incedere strumentale che abbraccia il post-punk così come tappeti di synth plumbei e drum machine al limite del marziale. A sette anni dal debutto i Tanks And Tears non hanno pubblicato un album qualunque, ma otto tracce lancinanti che potrebbero ottenere riscontro in qualsiasi scena del mondo e non solo in Italia. Dopo una intro spaziale, la title track vede Matteo Cecchi declamare con voce profonda la ciclicità degli eventi che caratterizzano la nostra vita ed in un tutto il disco si percepisce il sentore di decadenza totale. ‘Nightmare’ e ‘Darkside’ svelano la dimensione più oscura e horror della band mentre ‘Haze Of Lies’, con un basso talmente distorto da mandare in fumo l’amplificatore, si riallaccia agli esordi. ‘Galaxies’ ci costringe a guardare ancora una volta il cielo stellato ed in chiusura troviamo due pezzi che dal vivo saranno sicuramente micidiali. Il primo è ‘Vampire Bite’, moderno, catchy e trasversale; il secondo ‘S.O.F.T.’, omaggio esplicito agli anni ‘80 ed a tutto quello che ci hanno regalato. Una band coraggiosa che non fa niente per omologarsi e un disco spettacolare che merita un riconoscimento internazionale importante.