La Svezia è terra che non tradisce mai quando si parla di rock, hard e metal. La nazione scandinava rimane una continua fucina di talenti, più o meno, cristallini che sanno suonare alla grande e scrivere musica di qualità. Tra i tanti gruppi da tenere in considerazione, ci sono sicuramente i Liar Thief Bandit, power trio classico che arriva direttamente da Malmo, la città nota agli appassionati del calcio per essere quella da dove ha mosso i primi passi un certo Zlatan Ibrahimovic. Pur non avendo il talento e la fantasia del loro più noto concittadino, i tre suonano musica derivativa che strizza l’occhio all’alternative degli anni novanta e, allo stesso tempo, al classico hard rock di stampo “settantiano”. Insomma, ci troviamo dinnanzi ad un bel mix di Soundgarden, Blue Cheer e simili. Il tutto viene rielaborato con una serie di brani forti, veloci e pieni di energia. Provare per credere, si potrebbe dire, soprattutto se si prendono in considerazione le prime due canzoni, al secolo “The Ultimate Sign” e “Death Pioneer” che hanno melodia, ritornelli avvincenti e chitarroni aggressivi che non si fanno mancare neanche i classici assoli. In “Icon” non ci sono dei veri e propri momenti di pausa, come se il trio volesse correre in modo forsennato, tenendo sempre premuto a palla il piede dell’acceleratore. E così si materializzano dei veri e propri proiettili impazziti quali “It All Goes Away In The End”, “Can’t Slow Me Down” e “ Recoil”. Se uno poi ci pensa bene e analizza maggiormente questo lavoro, potrebbe fare un paragone con la produzione di Danko Jones, artista che bada al sodo ed a cui non piacciono particolarmente orpelli e rifiniture varie. Ecco i Liar Thied Bandit potrebbero essere la risposta più credibile a quanto fatto sino ad ora dal musicista canadese. Vi assicuriamo che è un bel sentire, ricordando che al giorno d’oggi il rock così suonato sono sempre in meno a farlo su questa terra continuamente impoverita e volta all’esaltazione del vano e dell’inutile.