Quando ero ragazzo, i musicisti heavy metal sembravano uscire da un gioco da tavolo o al massimo da un film girato con mezzi di fortuna. Adesso la tecnologia ha fatto passi da gigante e anche il gruppo più underground può sfoggiare un’immagine di tutto rispetto. È il caso dei Dragonknight che più che da una sala prove sembrano provenire da un videogioco. Il loro debutto, promosso dall’ottima Scarlet, è un omaggio al power metal vecchio stile con retaggi di matrice teutonica (Helloween, Edguy, Blind Guardian..) ma anche un confronto, aggiungerei doveroso, con i maestri Sabaton. Alla fine finlandesi e svedesi se la intendono e pezzi come ‘The Legions Of Immortal Dragonlords’ o ‘Defender Of Dragons’ non deluderanno i più tenaci difensori della fede. In scaletta trovano spazio però anche pezzi come ‘Pirates Bloody Pirates!’ o ‘Return To Atlantis’, quasi sette minuti a chiusura del disco, che denotano l’interesse nel tenersi aperte più porte. Intanto quella di una trasposizione live il più potente possibile e poi quella di un songwriting leggermente più progressivo e maturo, che soprattutto nel nostro continente ha ancora un grande seguito. Il fervore cinematico della release è notevole e la copertina, a cura di Tommi Aaltonen, ben introduce l’ascoltatore nei meandri di un suono articolato e suggestivo. Del mixaggio si è occupato Mikael Grönroos degli Shear, che ha fatto in modo che chitarra e batteria fossero in costante primo piano senza però mai inficiare l’epicità del cantato di Mikael Salo (ex-Everfrost). Le maschere e nomi come Lord Gryphon o Lord Solarius lasciano un velo di mistero su questa formazione, ma ogni traccia narra di draghi, eroi (‘The Imperator’), battaglie infinite (‘Storm Bringer’) e reami mitici (‘Sword Of The Northern Lights’) per la felicità di chi non ha mai veramente smesso di credere nelle avventure.