Per chi ama visceralmente il prog gli RPWL rappresentano una specie di manna dal cielo. Partiti come band tribute dei Pink Floyd, nel corso degli anni si sono messi in proprio cercando di sdoganare l’immagine legata, volente o nolente, alla band di Roger Waters. Con fatica e sudore sono arrivati i primi lavori e il consenso degli appassionati che ne hanno da subito apprezzato le indubbie qualità. Questo nuovo capitolo della loro storia, ovvero “True Live Crime”, è la perfetta fotografia di quello che sono i tedeschi oggi, ovvero una formazione clamorosamente brava nel suonare una musica che non morirà mai, il prog appunto. Tra sprazzi di Pink Floyd che chiaramente non possono mancare (“A New World”), cenni, addirittura, di U2 e Simple Minds insieme appassionatamente (“Unchain The Earth”) e riferimenti costanti ai Marillon (“Life In A Cage”), in questo album si viaggia bene e con il pilota automatico. La tecnica dei singoli musicisti è semplicemente fantastica, ma non è mai messa al servizio dei propri virtuosismi. Qui è la canzone ad essere la regina del tutto, sebbene sia spezzettata in più parti nel corso della sua durata per poi essere rimessa insieme e definita nella sua completezza. Sembra, davvero, di ritornare all’epopea in cui il questo genere andava fortissimo negli anni settanta, poiché l’attitudine dei teutonici è identica a quella dei giganti che hanno scritto pagine, che ancora oggi, rimangono indelebili per chiunque. Probabilmente per chi conosce poco questa formazione, iniziare il tutto con un live non è proprio il massimo della vita. L’aspetto, però, positivo è che la qualità risulta così elevata che sembra quasi di conoscere queste canzoni da quando sono state create, tanto è assoluto il valore dei musicisti che formano gli RPWL. Altro che semplice tribute band dei Pink Floyd!