Ho avuto l’opportunità di vedere dal vivo l’artista islandese, ma di origini italiane, di recente e quindi un disco come ‘Miss Flower’ non mi sorprende tanto dal punto di vista stilistico. Da diversi anni una forte matrice folk-cantautoriale ha preteso spazio al fianco dei disegni elettronici e delle melodie dream pop che avevano reso memorabile ‘Love In The Time Of Science’. Un segno di maturità, di ricerca sonora, ma anche il desiderio di staccarsi un po’ dagli standard di una scena islandese più omologata di quanto si possa pensare. Quello che invece sorprende di ‘Miss Flower’, prodotto assieme a Simon Byrt (Lou Rhodes), è come è stato costruito. La Torrini è infatti partita dalle lettere della madre dell’amica Zoe e si è subito innamorata di queste storie d’amore di altri tempi, che le hanno permesso di esprimere ancora di più il suo talento vocale e inserire numerose citazioni cinematografiche nel lavoro (‘Black Water’, ‘Dreamers’..). Nei mesi scorsi sono usciti i singoli ‘Let’s Keep Dancing’, ‘Black Lion Lane’ e ‘Love Poem’ ed è stato pure realizzato un documentario, a cura di Iain Forsyth e Jane Pollard, in cui appare Nick Cave. Un’opera affascinante e innovativa per riscoprire sé stessi, la libertà ed un senso di avventura che i social network ci hanno completamente tolto.