I norvegesi continuano a soffrire la categorizzazione come supergruppo e continuano a pubblicare dischi spettacolari, incuranti di trend e di pressioni di alcun tipo. Il loro ottavo full lenght, a distanza di tre anni da ‘Allsighr’, è un monolite di thrash-speed metal con divagazioni nel black ed alcune delle parti vocali più belle di sempre di Nocturno Culto dei Darkthrone. Il leader, che ricordiamo anche con Khold, Tulus e Old Man’s Child, ha registrato le parti di basso e batteria e quasi tutte quelle di chitarra, lasciando a Steinar Gundersen (ex-ICS Vortex, dal vivo pure con i Satyricon) gli assoli ed a Anders Hunstad (El Caco, anche lui dal vivo con gli autori di ‘Nemesis Divina..) le rifiniture di tastiera. ‘Phantom Recluse’, un pezzo che ricorda molto i Sorcerer, e ‘Death Construction’ inaugurano una scaletta epica e più varia del solito, prodotta da Lars-Erik Westby e arrangiata come se il mondo dovesse finire da un momento all’altro. Nella musica dei Sarke c’è infatti una certa rassegnazione. Quella rassegnazione tipica di chi sa il suo mestiere e sa altrettanto bene che negli “echi abissali” dell’arte raramente è possibile trovare un vero conforto, se non spirituale. I riff sono uno più micidiale dell’altro e le invettive crude e malsane di Nocturno Culto sporcano quanto basta il materiale per imperdire a chiunque l’uso del termine “omologato”. ‘I Destroyed The Cosmos’ e ‘Macabre Embrace’ sono altri due apici e la copertina realizzata da Kjetil Nystuen (tantissimi i simboli presenti, dalla morte al ciclo del tempo, passando per i binari che percorriamo nella vita..) rende ancora più consigliabile l’acquisto dell’opera in vinile.