Al di là delle invettive sataniche e delle relative controversie – la title track descrive Giuda come capro espiatorio, utilizzato per un piano studiato al fine di creare un re per il mondo tormentato in cui viviamo – e delle rigide regole del blackened death metal, ascoltare un disco degli olandesi è sempre un’esperienza. La loro carriera è nata nei primi anni ‘90, l’esordio ‘The Christhunt’ venne pubblicato da Shark Records nel 92, e non ha mai avuti grandi sussulti, né in positivo né in negativo. Dischi come ‘Bloody Blasphemy’, ‘Into the Lungs of Hell’ e pure il recente ‘Illuminati’ non sono stati celebrati per innovazioni tecniche o idee, quanto per coerenza e linearità di una proposta che si è mantenuta feroce nel tempo. Con questo nuovo lavoro in studio, promosso dall’etichetta tra gli altri di Deicide e Wolfheart, Henri Sattler (ex-Grand Supreme Blood Court e Dictated dal vivo) ha concesso maggiore spazio all’ultimo arrivato nella line-up ovvero il batterista Frank Schilperoort (Occumancy, ex-Shining), che è il vero protagonista di pezzi micidiali come ‘Rat Kingdom’ e ‘The Eye Of Providence’. Anche la scelta di puntare su Dave Meester si è rivelata giusta e nel complesso la scaletta è bilanciata tra passaggi di violenza paurosa ad altri nei quali il gusto melodico di Serpent King emerge chiaramente. Niente di trascendentale, ma un album che mostra dei valori e si addice a quella che sarà la sua trasposizione dal vivo.