Prendi fiato, respira.. Socchiudi gli occhi e lasciati totalmente andare. Qualche istante e verrai trasportato sulla riva dell’oceano, alla ricerca di un orizzonte diverso, irreale, per poi scoprire che quel ‘Faro’ è nella tua testa. É mentale. Un po’ come la musica dei livornesi, da anni la migliore band da esportazione del nostro movimento, capaci di pubblicare un debutto travolgente come ‘Therapeutic Portrait’, il cui decennale è stato festeggiato con un concerto memorabile tra le rovine medievali della Rocca di Castruccio a Serravalle Pistoiese, e poi inaugurare un epico percorso di sperimentazione che li ha portati ad un utilizzo sempre maggiore dell’elettronica. Queste nuove canzoni, a sei anni di distanza da ‘Social Habits’, ho potuto ascoltarle tanti mesi fa, le ho viste crescere, sentite brillare anche quando non se ne poteva ancora parlare. Adesso che l’album sta per arrivare nei negozi è il momento di celebrare qualcosa di talmente complesso che non siamo abituati a maneggiare. Un album che segna un ritorno alle origini ma allo stesso tempo evolve, con leggerezza impressionante, la materia prima degli ultimi lavori in studio. I video di ‘Carpet Ceiling’, girato nella Terra del Fuoco e del Ghiaccio dove sono nate le celestiali musiche di Sigur Rós e Ólafur Arnalds, e ‘Anesthetic Analgesic’ (“La musica è il radar della nostra vita, il punto di riferimento nella buona e nella cattiva sorte. Come un anestetico, un sollievo dal dolore, un'ancora di salvezza.."), live alla Cava Romana di Trieste, hanno chiarito ulteriormente quello che è il concept che si cela dietro ad un approccio compositivo tanto elitario. Aver avuto la possibilità di ascoltare in anteprima il lavoro mi ha permesso di scoprire tutta una serie di sfaccettature, che mi hanno spinto a credere che scolpire musica non sia ancora un processo del tutto dimenticato o fuori moda. Una forma di artigianato che la tecnologia, per quanto indispensabile, non potrà mai totalmente eliminare e che è alla base di un ibrido post rock vincente, tra analogico e digitale. A crederci è stata Moment Of Collapse Records, label tra gli altri di A Burial At Sea e Paint The Sky Red – apprezzati tantissimo col recente ‘TAMAT’ – che ha contribuito a rendere speciale una release in cui tutto è arte. Dalla copertina alla produzione, dal mixaggio alla tecnica percussiva unica al mondo di Jonathan Nelli, dal sound design di Gabriele Centelli alle rifiniture cosmiche di Marco Figliè. ‘Too Beautiful To Die Too Wild To Live’ e ‘Santa Monica’ sono altri apici di un ascolto micidiale, oscuro ma accessibile, organico e tecnologico, voluminoso e eccitante. Un capolavoro assoluto, che merita un’esposizione gigantesca.