Continua il momento d’oro dei Pure Reason Revolution che sembrano essere in uno di quei periodi di massima ispirazione dove trasformano in oro tutto ciò che toccano o, meglio ancora, suonano. Dopo una fase di riflessione che culminò nel loro scioglimento qualche anno fa, la band si è ripresa alla grande e con “Coming Up To Consciounsness” fa nuovamente capire a tutti cosa significa scrivere musica di qualità e, soprattutto, libera da pregiudizi e preconcetti. Courtney e Greg Jong hanno intriso il loro sound di riferimenti che sono una garanzia. Si spazia, a livello di influenze, dai Porcupine Tree (“Dig Till You Die”) agli ultimi Anathema (“Betrayal”), passando per i maestri Pink Floyd i cui echi si odono e percepiscono tremendamente in un brano come “The Gallows”. A tal proposito, va evidenziata la presenza del session man Guy Pratt che suona, praticamente, in quasi tutto l’album e che i fans dei Floyd conoscono perché è colui che ebbe l’onere e l’onore, a partire dalla prima metà degli anni ottanta, di sostituire nei concerti della band di “The Wall” proprio Roger Waters. A parte questa collaborazione, quello che maggiormente interessa è la qualità della proposta che ha la capacità di essere altissima per l’intera durata di un lavoro ricchissimo di sfumature. La lunghezza standard dei brani aiuta l’ascoltatore a non perdersi in arzigogoli vari. Si preferisce il formato canzone, mantenendo un certo standard elevato. Le atmosfere, poi, si rivelano molto viaggianti e liquefatte, vedi “Useless Animal” che parte lentamente e volutamente non esplode. Le melodie rimangono il marchio di fabbrica di una band tremendamente catalizzata sull’obiettivo di lasciare traccia del proprio operato da qui alla fine dei nostri giorni (“Worship”). Il tutto si chiude con l’accoppiata formata da “Lifeless Creature” (altro omaggio ai Pink Floyd) e da “As We Disappear” che sono la dimostrazione del valore incommensurabile di una formazione che, purtroppo, sono ancora in pochi a conoscere.