Gli australiani sono attivi dalla prima metà degli anni ‘90, quando registrarono il mini ‘Transgression from Acheron’ e il debutto omonimo (contenente tra l’altro un’epica cover di ‘Cantara’ dei Dead Can Dance), ma per un motivo o l’altro non sono mai riusciti ad ottenere l’esposizione internazionale che avrebbero meritato. Nei primi anni duemila uscirono prima ‘Deadspeak’, non male ma meno convinto dell’esordio, e poi niente. Per vent’anni non si è saputo molto degli Abramelin – solo Century Media nel 2013 ha avuto il merito di far uscire la compilation ‘Transgressing the Afterlife: The Complete Recordings 1988-2002’ - ed i chitarristi Rob Mollica e Matt Wilcock si sono dati da fare con altre band. Il primo soprattutto con gli Earth ed il secondo con The Berzerker, The Antichrist Imperium e più di recente con Werewolves e Faustian. Il cantante Simon Dower (ex-Acherion) è invece scomparso dalla scena. Questo fino al Metal for Melbourne del 2017. La band è stata ingaggiata per un concerto e durante le prove è scattato qualcosa. É arrivato l’autoprodotto ‘Never Enough Snuff’ e poco dopo il contratto con Hammerheart Records che ha supportato la band fino alla release delle presenti dieci tracce. In line-up abbiamo adesso anche i fratelli David e Joe Haley, rispettivamente batterista e chitarrista che hanno dato sostanza alla formazione, grazie all’esperienza accumulata dal vivo con band come Psycroptic, Pestilence e The Amenta. Il risultato è un album STRE-PI-TO-SO, rapido, brutale, eccessivo come piace a me. Un album promosso con una copertina più in stile Cradle Of Filth che in stile Autopsy e scritto appositamente per fare impazzire gli appassionati di death metal e gore, tra sussulti ritmici, tecnicismi da brividi e growl insani. Pura manna dal cielo per chi è cresciuto con i masterpiece di Morbid Angel, Deicide e Suffocation. Un album che spazzerà via le vostre brutte giornate, i problemi personali, lo stress dovuto a lavoro e relazioni. Tutto via in un lampo. Perché questo è il grande pregio del metal estremo e chi se ne frega se rimarrà underground.