In tempi di servizi streaming e social network dediti ad un consumo disordinato e superficiale della musica, oltre che di qualsiasi altro media culturale, è davvero magnifico ricevere in redazione le musicassette del Sokushinbutsu Project. Quel sigillo medievale, quella cura nella parte grafica ed in generale quella consistenza fisica rappresentano una ferma risposta a tutto ciò che opera contro l’indipendenza artistica. Non solo, Massimo “ODRZ” Mascheroni e Enrico Ponzoni hanno saputo evolvere un’idea di base in bilico tra le rovine industriali di fine anni ‘70 ed il meglio del dark ambient continentale in un groviglio di suoni e emozioni quanto mai estremo e originale. ‘Libera Nos Domine’, non a caso immesso sul mercato come requiem post industriale, segna progressi importanti rispetto a ‘Kristu’ e The Yokai Codex’, una visione comune con altre esperienze sonore spiazzanti – mi vengono in mente PK-FK, Hall Of Mirrors, Maribor oltre ad altre “robacce” della Industrial Ölocaust Recordings - ma soprattutto una visione personale che in pochi possono vantare. Dietro all’artigianalità di queste otto tracce, si nasconde una spiritualità gigantesca – curiosamente ‘Kyrie Eleison’ è una preghiera della liturgia cristiana mentre il moniker fa riferimento ad un rituale buddista – che alimenta ancora di più la tensione creata da macchinari vari, synth, distorsori e voce filtrata. ‘In Lucem Sanctam’ e ‘Chours Angelorum’ le ho sentite più forti delle altre, forse perché mi sono subito apparse come lo sviluppo di qualcosa partito da molto lontano, ma anche ‘Iudex Est Venturus’ e ‘Descendam In Infernum’ sono passaggi che danno la misura del valore di questa realtà che ormai non può più essere confinata nella scena italiana.